Cervello a rischio tumori con il cellulare

LONDRA (Gran Bretagna) – Usare il cellulare per più di 10 anni aumenterebbe il rischio di ammalarsi di tumore al cervello. Lo sostiene un studio svedese, opera di due eminenti professori – Lennart Hardell dell’Università di Orebro e Kjell Hansson Mild dell’Umea University – che contraddice così le ultime ricerche ufficiali, che negavano un nesso fra i telefonini mobili e il cancro. Stando ai nuovi risultati, invece, le persone che usano il cellulare da un decennio o più, anche solo per un’ora al giorno, hanno il doppio di possibilità di sviluppare un tumore nel lato del cervello dove di solito appoggiano il dispositivo.

INDEPENDENT– «E’ necessaria una grande attenzione nell’uso del telefonino – avvertono gli scienziati nella relazione pubblicata dalla rivista Occupational Enviromental Medicine – e soprattutto i bambini, che sono particolarmente vulnerabili, dovrebbero essere scoraggiati dall’utilizzarlo». A quanto sostiene l’Independent, che ha riportato lo studio, i risultati sarebbero tanto importanti quanto preoccupanti, perché mettono insieme ricerche su persone che hanno usato il cellulare per un tempo abbastanza lungo da poter contrarre la malattia. Finora, infatti, le rassicurazioni ufficiali sulla sicurezza dei cellulari si basavano su ricerche compiute, nella migliore delle ipotesi, su un campione ristretto, ma il cancro impiega almeno 10 anni per svilupparsi, quindi questi studi erano giocoforza parziali.

STUDI PRECEDENTI – Il mese scorso, una ricerca inglese sulla sicurezza dei dispositivi promossa dalla Mobile Telecommunication and Health Research (MTHR) e costata quasi 9 milioni di sterline (circa 13 milioni di euro), era arrivata alla conclusione che i cellulari «non potevano essere associati a danni biologici». Ma il presidente della MTHR, il professor Latrie Challis, aveva ammesso che solo una piccola parte dello studio aveva riguardato gente che usava il cellulare da più di un decennio e aveva annunciato la necessità di nuove ricerche, più complete, per un risultato il più possibile certo. «Non possiamo escludere la possibilità che il cancro possa apparire nel giro di pochi anni – aveva avvertito lo scienziato – perchè la nostra ricerca ha scoperto qualche timido accenno nelle persone che sono state esposte alle radiazioni per oltre un decennio».

RISCHI PER IL CERVELLO – I due luminari svedesi hanno, invece, riunito i risultati di 11 precedenti studi svolti in Svezia, Danimarca, Finlandia, Giappone, Germania, Stati Uniti e Inghilterra, che ribadivano l’aumento del rischio di sviluppare il cancro, soprattutto nel lato di cervello dove la gente è solita appoggiare il telefono. Cinque dei sei studi sui «gliomi», tumori delle cellule che proteggono quelle nervose, avevano confermato il potenziale pericolo, mentre quattro relazioni su cinque avevano rilevato la presenza di neuromi acustici, forme tumorali benigne ma spesso causa di invalidità come la sordità. I due svedesi hanno così raccolto i risultati per analizzarli nel loro complesso e hanno perciò stabilito che le persone che usano il telefonino da un decennio o più hanno il 20% in più di possibilità di contrarre una patologia come il neuroma acustico e il 30% in più di sviluppare un glioma maligno. E il rischio sarebbe ancora più grande dal lato della testa su cui appoggia il cellulare: più che triplicato nel primo caso, addirittura quintuplicato nel secondo. «Queste valutazioni danno un campione esauriente per valutare i rischi di aumento di neuromi e glomi – hanno sottolineato Hardell e Mild – . Non solo. In base a questi risultati, non si possono nemmeno escludere la presenza di altre forme di tumore al cervello».

CORDLESS – Lo studio svedese ha interessato anche i cordless e pure in questo caso si è registrato un aumento di entrambe le patologie. In altre parole, usando un cellulare o un telefono senza fili per 2000 ore – ovvero, meno di un’ora al giorno per 10 anni – vi sarebbe un rischio concreto di ammalarsi. «Penso che sia davvero strano vedere così tante ricerche ufficiali che dicono che non ci sono rischi – ha spiegato il professor Mild al giornale inglese – perché ci sono precise indicazioni sul fatto che qualcosa succede dopo i dieci anni».

Non a caso, il luminare utilizza il cellulare il meno possibile e consiglia di farlo sempre e comunque con i dispositivi vivavoce e di evitare le telefonate chilometriche, preferendo in questo caso gli apparecchi fissi. Grande attenzione poi con i bambini, ai quali i cellulari dovrebbero essere tassativamente proibiti. Il professore riconosce comunque come il numero di radiazioni emesse dai telefoni di ultima generazione sia notevolmente diminuito rispetto al primo dispositivo apparso sul mercato una decina di anni fa, ma la sua raccomandazione è di preferire modelli a bassa radiazione, visto soprattutto il proliferare del Wi-Fi, che emette raggi altrettanto pericolosi, seppur in misura minore rispetto ai telefonini.

PARERI CONTRASTANTI – Stando alla Health Protection Agency inglese, questo studio svedese sarebbe «molto indicativo», pur ammettendo che i risultati «non si possono considerare ancora definitivi», mentre l’associazione degli operatori di telefonia mobile (Mobile Operators Association) rileva come non ci siano nuovi dati certi sui rischi per la salute, ma concorda sul fatto che siano necessari nuovi studi. Nel frattempo, gli scienziati hanno chiesto anche una revisione degli standard di emissione dei telefoni mobili e di altre fonti radioattive che loro stessi descrivono come «inappropriate» e «non sicure».

Simona Marchetti
08 ottobre 2007(ultima modifica: 17 ottobre 2007)

Obesità e crampi intestinali: la causa nella flora batterica

Non fanno differenza l’etnia, il sesso e la dieta seguita: nell’organismo esistono tre grandi gruppi di batteri intestinali. Individuare queste comunità batteriche permetterebbe di capire perché una persona soffre di obesità, ha dolori intestinali, o si ammala di cancro e di malattie infiammatorie dell’intestino. È il risultato di uno studio condotto dai ricercatori di Heidelberg, in Germania, e pubblicato su Nature.Si è scoperto, così, che i Bacteroides metabolizzano i carboidrati e potrebbero combattere l’obesità. Sono più diffusi in età avanzata, quando il metabolismo dei carboidrati rallenta e quindi i batteri, per resistere, devono favorirlo. La Prevoltella degrada le mucine, proteine del muco intestinale, favorendo così la comparsa di dolori intestinali, che sono per l’appunto dovuti alla mancanza della protezione mucosa. Il Ruminococcus aiuta le cellule ad assorbire gli zuccheri, e per questo sarebbe associato all’aumento di peso. Individuando, quindi, il Dna della specifica comunità di batteri presente nell’intestino, si potrebbero creare diete ad hoc, controllare gli aumenti di peso, e, nel caso di infezioni, prescrivere cure più mirate.La scoperta arriva un anno dopo la mappatura del Dna di tutta la flora intestinale, che ha portato a individuare 3,3 milioni di geni, ovvero un numero 150 volte più alto rispetto a quello che costituisce il patrimonio genetico delle cellule umane.

Funghi che hanno cambiato la storia

I più importanti eventi storici che hanno influenzato la vita dei popoli sono avvenuti per caso o comunque in modo fortuito!
Decisioni improvvise di occupare territori di altre nazioni, cambiamenti di fronte in guerre quasi vinte o pressoché perdute, tradimenti ed uccisioni di capi di Stato – da Caio Giulio Cesare a Kennedy -, rovesci di fortuna dovuti ad improvvisi eventi meteorici, epidemie che hanno cancellato in breve tempo gruppi etnici sono state altrettante cause di mutamenti e di svolte storiche che hanno segnato, in modo irreversibile, nel bene e nel male, molteplici eventi umani.
E’ difficile credere che dei microscopici funghi abbiano sconvolto l’assetto politico mondiale ed il comportamento degli uomini. Tuttavia ciò è avvenuto nel corso dei secoli ed ha lasciato la sua indelebile impronta.

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Organismi pionieri e rocce: le patine a ossalati di calcio

Gli organismi “pionieri” sono quelli che colonizzano per primi una roccia nuda in
campo: quindi batteri (che in realtà organismi non sono), alghe, funghi e soprattutto
licheni. Noi qui parleremo brevemente solo di questi ultimi rimandando per più
precise e dettagliate informazioni alla letteratura specializzata (Ahmadjian, 1993;
Brown, 1984; Carlile et al., 2001; Dalby et al.,1988; Deacon, 2000; Gilbert, 2000;
Hale, 1983; Hawksworth and Hill, 1984; Laundon, 1986; Nash, 1996; Ozenda et
Clauzade, 1978 ; si veda anche l’elenco dei siti web in calce alla bibliografia).
I licheni sono associazioni mutualistiche, vale a dire simbiosi, tra un fungo e un
partner capace di fotosintetizzare (un’alga o un cianobatterio) che danno vita a un
organismo composito. Il fungo forma un tessuto attorno alle cellule algali, fornendo
loro acqua e sostanze minerali assorbite tramite le ife dal substrato roccioso. A sua
volta il partner fotosintetico fornisce al fungo carbonio organico (amidi e zuccheri) e,
nel caso dei cianobatteri, azoto organico (nitrati e sali d’ammonio) a partire dall’N2
presente in atmosfera. L’alga fornisce inoltre alla simbiosi anche sostanze
auxotrofiche (vitamine). Le “informazioni” e lo scambio dei nutrienti tra i due
partner avvengono attraverso propagoli del fungo, che penetrano la parete algale,
detti austori. Leggi tutto

Il Germanio

Il Germanio nella sua forma inorganica è presente nel terreno, nelle rocce, nel carbone, insieme con altri minerali da cui può essere estratto e trasformato industrialmente in Germanio organico. In campo terapeutico deve essere utilizzato soltanto Germanio organico ad altissimo grado di purezza, quasi totalmente esente da metalli pesanti (Pb,As,Hg,Cd), che devono essere presenti solo in quantità ininfluenti e ben definite (<0.1 ppm); inoltre non deve esserci traccia d’ossido di Germanio (GeO2). Il Germanio inorganico è tossico per le cellule renali.

Presenza in natura del Germanio organico

Il Germanio in forma organica è contenuto nell’Allium sativum, nell’Allium cepa, nel Panax ginseng, e in alcuni funghi orientali (Ganoderma lucidum, Grifola frondosa; vedi cap. 4.h.).

 

Proprietà immuno-stimolanti del Germanio organico Leggi tutto