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Micoeditoriale Settembre 2013

Micoeditoriale Agosto/ Settembre 2013
Sindrome da fatica cronica CFS e MAITAKE

Cari amici della Micomedicina eccoci di nuovo, spero  ritemprati dalle vacanze. Come promesso  continuo con il trittico iniziato con la fibromi algia.  Oggi parleremo della CFS: Sindrome da fatica cronica.  Anche in questo caso i funghi sono riferimento fondamentale, a dire la verità più per la confusione che avvolge la sindrome, che per merito degli stessi funghi (vista la carenza di bibliografia scientifica a riguardo).  E più c’è confusione sulla genesi stessa della sindrome (e il fatto che si chiami sindrome la dice lunga) , più fioriscono svariate teorie e altrettanto improbabili terapie. Abbiamo cercato di selezionare quelle che ci apparivano le più sensate partendo dall’assunto che la CFS rispetto alle altre del trittico (Fibromialgia e CMS – sensibilità chimica multipla), rappresenta una situazione più cronica e meno aggressiva delle altre due.  L’origine può anche essere differente rispetto alla Fibromialgia (dove il pesante e diffuso coinvolgimento delle fibre muscolari induce a ritenere più probabile un meccanismo tossinico da metalli pesanti sostenuto da micoplasmi), facendo  propendere per un meccanismo immunomediato derivante da uno sbilanciamento cronico dell’equilibrio TH1/TH2  provocato da un’infezione cronica di un herpes virus  (HHV-6 Human Herpesvirus 6)  recensito nel 2008 dal giapponese Hazihiro Kondo (vedi articolo n°4) che analogamente all’herpes labiale sfrutta gli squilibri del microbiota intestinale di varia origine, che vanno a  diminuire la risposta dei linfociti T-helper del gruppo 1 (TH1) specializzati nella risposta intracellulare contro i virus,  per replicarsi  lungo le fibre nervose rallentando la conduzione dell’impulso, motivo dei sintomi e protraendoli nel tempo, per poi ritornare latente allorquando la risposta TH2 sui batteri extracellulari (gli opportunisti cresciuti nell’intestino) diventa efficace ma a spese di un grande dispendio energetico/immunitario. Il razionale dietro la prima terapia integrativa proposta dalla micomedicina è quindi spiegato, le proteine timiche del gruppo A, che cerca di mantenere sempre elevato il livello dei linfociti T: e qui interviene efficacemente anche  il nostro fungo del mese il MAITAKE  (Grifola frondosa)  presente nel paginone centrale,  con un’azione specifica che tramite la sua frazione polisaccaridica D, stimola l’attività antivirale TH1 tramite l’azione dei Linfociti Natural Killer (NK) che distruggono le cellule infettate dove si è andato a rifugiare l’Herpesvirus 6. Il MAITAKE è un dei funghi più studiati e importanti ed è elemento fondamentale dell’IMMUNEASSIST  (vedi art 1) in molti composti delle 200 specie di polisaccaridi presenti, non solo come frazione D ma anche PD e parte dei composti esoso correlati a bassissimo peso molecolare (AHCC), tutti con una importantissima capacità di stimolo generico e azione diretta immunitaria. Nel paginone centrale qui sotto abbiamo 4 articoli importantissimi: il primo è sui polisaccaridi estratti dal MAITAKE, il secondo è un’importante contributo del Ministero della Sanità  Russo del 2004 sul Transfer Factor  da colostro (altro fattore coinvolto nella risposta immunitaria), il terzo del mitico Prof  Salomon Wasser sempre sui polisaccaridi come immunostimolanti e l’ultimo del Prof Teitelbaum (2004) sul trattamento della CFS .  Tornando al micoeditoriale, il secondo  è una revisione (in italiano) condita con alcuni spunti terapeutici ed il terzo articolo è sull’Echinacea, che prima dell’avvento dei funghi, rappresentava il massimo a disposizione della fitoterapia nell’immunità.  L’ultimo articolo è un po’ datato del 1994 dello statunitense Pizzorno, ma dà un’eccezionale inquadramento delle 3 patologie che stiamo trattando.
Buona lettura
Dott Maurizio BAGNATO MD   © 2013

Micoeditoriale Luglio 2013

Fibromialgia e Morchella esculenta  nella Micomedicina

Questo mese inizieremo un trittico bello e interessante che ci accompagnerà per tutta l’estate e dove si racchiude buona parte dell’aspetto teorico-concettuale della micomedicina: parleremo del trittico fibromialgia, CFS (sindrome della stanchezza cronica) e MCS (sensibilità chimica multipla), sempre  con la nostra lente olistico-simbiotica filtrata attraverso i funghi. Iniziamo con la Fibromialgia, malattia che prende principalmente il sesso femminile, spesso confusa con malattie reumatologiche varie o con forme depressive, tanto che ancora oggi nosograficamente ci sono discussioni su come classificarla e spesso viene scambiata come una  sindrome ansiosa con  somatizzazioni. Ho parlato del trittico perché è nel contesto di queste tre patologie, in cui spesso si mescolano i sintomi, che ritengo possa svilupparsi a pieno il pensiero della micomedicina, partendo da una unica  eziologia : il Micoplasma. Il fungo di riferimento di questo mese è la Morchella esculenta un buon fungo commestibile (primaverile) che cresce spontaneo e ultimamente anche coltivato, con notevoli proprietà medicinali: è un potentissimo antiossidante che unito alle sviluppate capacità chelanti (vedi in seguito sui metalli pesanti), a quelle antinfiammatorie (è paragonato al Diclofenac)  e soprattutto alle capacità antibatteriche (esopolisaccaridi) che servono contro il Micoplasma, rappresenta il nutraceutico di riferimento per la Fibromialgia. Tornando al Micoplasma è molto importante un articolo di ricercatori brasiliani (inserito di seguito nel paginone centrale)  sul concetto di proteino immuno dominanza (cioè la gestione del sistema immunitario dalle  proteine e nucleotidi dell’ospite): essendo il più piccolo tra i batteri  fornito di nucleo ma senza parete cellulare, si nasconde all’interno delle cellule agganciandosi con speciali fibrille e oltrepassando la parete grazie alle piccole dimensioni e se ne sta buono per anni inserendo il proprio dna come un’appendice di quello della cellula parassitata e dando scarsi segni della propria presenza, queste cellule (soprattutto miocellule, cellule nervose e cartilaginee/ossee)  a seguito di un trauma fisico o emotivo, subiscono una sorta di cannibalizzazione dall’interno : l’acido nucleico e le proteine del Micoplasma organizzate sottraggono steroli dalla cellula soprattutto dalla parete cellulare, che per questo motivo può scoppiare liberando l’ospite  oppure subire lesioni (i famosi trigger points della fibromialgia), e fino a qui nulla di eccezionale se non si trattasse di un batterio che può sopravvivere anche in una forma minerale e trasformarsi (pleomorfismo) in forme virali o batteriche passando indifferentemente dalle piante agli animali fino all’uomo e viceversa. E il Mico (plasma) non è casuale neppure nel nome, visto che convive dentro di noi grazie alla simbiosi. Che sia il Micoplasma la causa di tutto? Il concetto di proteino immuno dominanza diventa comprensibile quando il depredare la membrana cellulare porta la cellula stessa a subire mutazioni quali quantitative delle stesse proteine di membrana che possono determinare fenomeni autoimmunitari o manifestazioni allergiche o tumori. Ed il Micoplasma fermentans ha anche un’origine  “militare” dalla guerra biologica degli anni 50, derivando da una mutazione genetica indotta all’epoca sulla  Brucella abortus, e ritrovata ancora nei militari americani veterani della prima guerra del golfo. Proprio per questo motivo al 2) assieme ad un interessante articolo sul trattamento naturale della fibromialgia secondo il protocollo SHINE (Sleep sonno, Hormonal balance equilibrio ormonale,  Immunity immunità,  Nutrition nutrizione Emotions emozioni)   ho voluto fare una piccola ma interessante review  in italiano sui Micoplasmi.

Accanto ai Micoplasmi,  c’è l’aspetto fondamentale della 3) fitochelazione che rappresenta il meccanismo con cui i funghi ci salvano dai metalli pesanti, in cui la presenza della Candida albicans ne è l’epifenomeno.  La fitochelazione è prodotta in particolare dalla chitina e dal chitosano presenti nei funghi come in alghe e nei crostacei, tramite i tioni ed i gruppi sulfidrilici, ed agisce come una sostanza adsorbente che blocca le sostanze, come i metalli, che hanno cariche ioniche polari con i loro effetti riducenti (ROS) consequenziali all’organismo che li contiene.  Pertanto le migliori sostanze chelanti sono i macrofunghi  che non solo hanno parecchia chitina (al contrario della Candida albicans) ma anche altre sostanze con una doppia azione (chelante-antiossidante) come gli enzimi SOD (citocromi) nonché sostanze antibiotiche che agiscono contro i micoplasmi. La Candida rappresenta, come i Micoplasmi, uno stato di immunodepressione dell’organismo per la presenza dei metalli pesanti e di altre sostanze xeno-biotiche, che poi può estrinsecarsi ulteriormente in patologie sistemiche e oncologiche.

4) Carenza di Vitamina D2 e fibromialgia   è il quarto articolo in cui il potere dei funghi si estrinseca con una sostanza come la Vitamina D2 di cui ogni fungo, in quantità variabile, ne è comunque  ricco. Altro articolo rappresentativo di tutti i contributi che la fitoterapia dà vs la fibromialgia  è quello 1) sulla Griffonia simplicifolia  che fornisce una sostanza antidepressiva analoga alla serotonina la 5 idrossitriptamina, che agisce per il grande capitolo della patologia psichica strettamente correlata all’eccessivo consumo di aminoacidi argigina e triptofano dovuto alla presenza del micoplasma. Altre piante che agiscono con un  meccanismo sostitutivo a sostanze carenti nella fibromialgia sono la  Maca (Lepidium               meyenii) per quanto riguarda l’assetto ormonale DHEA etc e l’Uncaria tomentosa  (unghia di gatto) come immunostimolante.

Ultimo articolo è quello sull’osteopatia nel trattamento della fibromialgia ed ospita un gradito contributo del nostro osteopata Alessandro Di Branco insieme ad un piccolo riassunto sulle potenzialità dell’osteopatia in questa controversa patologia.

Buona lettura

Dott Maurizio Bagnato MD

Micoeditoriale Giugno 2013

MICOEDITORIALE  GIUGNO 2013 FUNGHI E DIABETE

del  Dott Maurizio BAGNATO  Presidente Micomedicina ONLUS

Salve cari “seguaci” della micomedicina !

Finalmente si stanno profilando le agognate vacanze (il mio amico Mauro-alto dirigente del MURST-direbbe  anche agognati, azie, anepote etc etc), ma qui, nonostante tutto,  si resiste e si continua a proporre e stimolare, incuranti del caldo, della pioggia e di quanti non sentono o meglio captano e usano le informazioni del sito per proporsi  nei convegni come ricercatori  di riferimento  per la terapia con i funghi , siano essi naturopati o medici….va bene così, mangiate a volontà il frutto della conoscienza  e non dovete nemmeno pagare il conto…ma ricordatevi  che la vera conoscienza  (a cui bisogna togliere dalla parola il suffisso privativo NO per essere vera scienza ovvero co-scienza) deriva solo dal dialogo,  dalla condivisione e dalla interiorizzazione (co-scienza) che produce nuovi elementi concettuali ed un’elevazione spirituale della co-scienza …la micomedicina e  la simbiosi universale sono parole senza significato se non producono uno scambio energetico fra esseri viventi (e qui bisognerebbe aprire una  grossa parentesi su cosa significa vita, energia etc …ma andremmo troppo lontano). Limitiamoci  all’argomento di questo mese: diabete e funghi ovvero come attraverso la micomedicina si affronta questa terribile e subdola malattia come il diabete.  Come sapete la medicina ufficiale ha due capisaldi: diabete dell’adulto o tipo 2 (detto anche florido) che non dipende dalla mancata produzione dell’Insulina, ma in larga misura da errori alimentari e malattie concorrenti come l’obesità, sovrappeso  e dismetabolismi (iperlipidemia, ipertrigliceridemia) e  diabete giovanile o insulino dipendente o tipo 1 (detto anche diabete magro) che deriva da una carente produzione o una resistenza all’azione dell’insulina (di natura autoimmunitaria) che deve essere fornita perciò dall’esterno. E’ evidente che, seppur accademica, questa suddivisione ci permette già di  circoscrivere il campo di azione al diabete di tipo 2 dove si può lavorare efficacemente sugli stili di vita ed i fattori di rischio correlati, tramite l’alimentazione e l’attività fisica, per citarne i più importanti,  e tramite farmaci ovvero erbe e funghi che hanno azione ipoglicemizzante.  E qui veniamo ai nostri funghi, quello di riferimento nel paginone centrale è il Coprinus comatus ed è riportato anche nella sezione d) degli articoli del mese insieme ad  altri funghi in un bellissimo articolo pubblicato nel 2011 su Functional Foods frutto di collaborazione fra Università dello  Sri-Lanka e  cinesi .  Per motivi di spazio sul paginone centrale abbiamo messo  solo gli articoli riguardanti il Coprinus  c., nella sezione d) abbiamo aggiunto all’articolo  di cui sopra anche un articolo sul Vanadio di cui è ricco in particolare il Coprinus c. uno dei motivi dell’azione ipoglicemizzante.  Nelle sezioni B) e C) vengono evidenziati studi sulle nostre amiche piante e alghe, in particolare sulla Genziana ( Gentiana oliveri in  uno studio  turco del 2012) e sull’ ALGA Ecklonia cava in due studi coreani del 2011 e 2012 , nei quali vengono riportati i meccanismi biochimici dell’azione ipolipemizzante e ipoglicemizzante  delle piante e alghe, che per quanto riguarda la Genziana, si riconducono all’utilizzo tradizionale in Italia come decotti e liquori proprio con finalità digestive e fluidificanti le bile (colagogo, epatoprotettore e quindi ipolipemizzante  favorente la glicogeno sintesi). Nella sezione C) troverete di seguito un bella e recente rewiew sulle piante utilizzate nel mondo ed i relativi principi attivi: si passa dal guggulsterone isolato dalla pianta della tradizione ayurvedica, la Commiphora mukul, alle procianidine di mela, vite e mango,  all’acido cloro genico della Cecropia pachystachya, fino ad arrivare all’ estratto di Pterocarpo marsupium e di Ocinum sanctum e di Aglio e Zenzero, utili nelle complicanze come la retinopatia e la nefropatia diabetica, per non parlare dello Syzigium cumini che potrebbe essere un valido sostituto/integratore dell’Insulina (e quindi intervenire anche nel diabete di tipo 1).  Ho tralasciato di  parlare volutamente del Tè verde (Camellia sinensis)  in cui i polifenoli (EGCG in primis) sono considerati tra i più potenti antiossidanti in natura e  con  un’azione di accelerazione nel metabolismo dei grassi (brucia grassi),  ma  proprio questa azione  è oggetto di un controverso dibattito  internazionale fra l’oriente e l’occidente, nel quale  fra i maggiori propugnatori dell’utilizzo del tè verde nel diabete vi sono i ricercatori giapponesi  (vedi anche nella sezione A) nel secondo articolo).  L’articolo più importante di tutto il mese è proprio il primo della sezione A) sulla Dieta Macrobiotica, un bell’articolo preso dal portale dall’Università di Padova dove vengono riportati i principi della dieta macrobiotica e la sua applicazione  secondo Mario Pianesi (dieta Ma-Pi ) che ho avuto modo di conoscere personalmente ed apprezzare condividendo completamente la sua impostazione filosofico-nutrizionale (un po’ meno nell’applicazione pratica) e che ha portato a dei risultati, proprio con il Diabete con lo studio del Prof. Fallucca, incontrovertibili e di rilievo scientifico internazionale. Nella dieta pianesiana un ruolo di primo piano ha  proprio il tè verde o meglio tè Bancha, che è la bevanda ufficiale disintossicante ed antinvecchiamento dei centri macrobiotici   “Un punto macrobiotico” diffusi in tutta Italia e che vi consiglio di visitare.  Ma non sarebbe Micomedicina se non mescolasse quanto sopra, con un’azione armonica e regolarizzatrice del fungo di riferimento (direzione di simbiosi), se non ci fosse l’attività fisica o meglio fisico-spirituale o meglio come dicono di pediatri di psicomotricità  ed i neurologi di riconnessione psico-neuromuscolare, quindi beccatevi la quinta sezione la D) con il mio amato Tai Chi  e dei lavori americani, non recentissimi del 2008,  che ne esaltano le proprietà terapeutiche nel diabete.

Spero che questo serva a stimolare la discussione. Grazie

Dott Maurizio BAGNATO  MD  © 2013

Micoeditoriale Maggio 2013

Micoeditoriale 05/2013

M. di Parkinson

Cari lettori della micomedicina, eccoci con il consueto appuntamento mensile con i funghi medicinali e le terapie simbiotiche di accompagnamento. Ospite d’onore nel paginone centrale è l’Albatrellus ovinus o fungo del pane per la consistenza ed il sapore che lo ricorda. Ebbene l’Albatrellus con una sostanza, la Scutigeral, già brevettata, stimola i recettori intracerebrali vanillinici concorrendo a produrre, dalla sostanza nera, la dopamina (metabolizzando la L-dopa presente), in concentrazioni realmente efficaci e costanti nel tempo, con nessun effetto collaterale e tale da renderlo partner ideale degli attuali farmaci a base di L-dopa gravati da problemi di breve emivita e di scarsa costanza di assorbimento nel tempo. Ma perché non lo producono ? I misteri delle case farmaceutiche. Altra pianta che può benissimo sopperire alla l-dopa è la Macuna pruriens , un legume tropicale, che funziona come e meglio della stessa L-dopa, ed in accoppiata con l’Albatrellus sarebbe un farmaco totalmente naturale e di grandi prospettive…c’è qualche casa farmaceutica all’ascolto? Eppure noi un farmaco già lo avevamo per il Parkinson e che deriva dal un fungo, la Claviceps purpurea , (la segale cornuta) responsabile di epidemie di ergotismo (sindrome convulsiva con epilessia e allucinazioni) tale da farlo considerare nel medioevo come il segno della presenza del diavolo, ed è la Bromocriptina un derivato dell’ergotamina, un alcaloide naturale prodotto da Claviceps purpurea che si comporta da agonista dei recettori dopaminergici come tutti i prodotti fin qui evidenziati e soppiantato da questi per maggior efficacia e specificità d’azione. Stavamo parlando di recettori dopaminergici ed allora venga il peperoncino Capsicum annuum con la capsaicina ed i recettori nicotinici, che come sottolineato nell’articolo, appartenendo alle solanacee come il tabacco, vengono stimolati dal fumo, dando così credito a quanto affermato da studi americani che vi sia un rischio più elevato del 30% nei non fumatori piuttosto che per i fumatori di ammalare di Parkinson e che tale rischio si annulla secondo la dott.ssa Susan Searles Nielsen del Washington Department of Enviromental, mangiando peperoncino almeno due volte alla settimana. Coenzima Q10 e creatina sono sostanze che danno energia, la Vitamina C è il più potente degli antiossidanti. Il Coe- Q10 è stato saggiato ad un dosaggio di 1200 mg/die in un gruppo di 20 malati con le migliori performances ottenute. Da ultimo il mio amato Tai Chi che ha ottenuto un grande riconoscimento dal prestigioso New England Journal of medicine nel 2012, migliorando nei malati parkinsoniani l’equilibrio, la flessibilità, il rafforzamento muscolare ed il controllo direzionale riducendo il numero di cadute…insomma un buon lavoro che fatto in un’ottica di integrazione credo porterebbe a risultati eccezionali anche in malati difficili come i pazienti affetti dal M. di Parkinson. Buona lettura e mi raccomando Commenti! Dott Maurizio

Bagnato MD © 2013

 

Micoeditoriale Aprile 2013

 

MICOEDITORIALE Aprile 2013 Pleurotus o. Vs colesterolo

Cari lettori della micomedicina, come di consueto slittiamo di un po’ il micoeditoriale che una volta doveva essere pubblicato entro il 10 del mese, ma abbiamo accumulato con Pasqua qualche giorno di ritardo ed eccoci qui….

Comunque, niente di allarmante, come vedete siamo di nuovo a parlare di funghi medicinali e della loro applicazione terapeutica nella micomedicina. Un piccolo inciso, sulla situazione politica lo vogliamo fare ? No forse è meglio stendere un velo pietoso..Ebbene questo mese parliamo di colesterolo e delle terapie di appoggio al fungo di riferimento che è il Pleurotus ostreatus: sì, il nostro vecchio e caro orecchione o pleus o fungo della neve, di cui non mi stancherò mai di lodare ed esaltare le sue grandi proprietà medicinali: è un eccellente immunomodulatore perché agisce su alcuni tumori, ma soprattutto è il riferimento N° 1 della micomedicina per l’ipercolesterolemia. Nel primo degli articoli della rubrica al titolo Alimentazione e Pleurotus c’è una lunga carellata con numerosi articoli sul Pleurotus o. dato principalmente come estratto secco a ratti alimentati con una dieta ipercolesterolemica o selezionati ipercolesterolemici (articoli: India 2012, Rep Ceca 1997, Giappone 2003, Slovenia 2004, Corea 2009) saggiando la capacità di ridurre la colesterolemia come altri parametri come LDL e HDL e Trigliceridi. Ebbene nella generalità dei casi è riportato un abbassamento del 30% della colesterolemia totale ed in alcuni casi (come in quello ceco e giapponese) anche un’aumento delle HDL. Il meccanismo individuato è quello classico delle statine: inibisce HMG-CoA reduttasi bloccando la produzione endogena di colesterolo. L’azione è simile alle statine di ultima generazione come la Lovastatina e la Pravastatina con molto meno rischi di miopatia (per l’aumento del CPK) per l’azione del fitocomplesso enzimatico rappresentato dal fungo. Il fitocomplesso fungino è un intreccio di enzimi con effetti concatenati fra loro (e più o meno attivi a seconda del fenotipo della popolazione), unito a sostanze con azione immunomodulante e antiossidante. Per questo motivo, stabilita un’azione di massima di un fungo, nel nostro caso un’azione ipocolesterolemizzante,  questa non si limiterà al solo meccanismo ultimo enzimatico (inib. HMG-CoA red.), ma darà vita ad un complesso di azioni che sostengono e mantengono l’azione principale in modo molto fisiologico in rapporto all’individuo e alla razza. Un po’ come fa l’alimentazione (tant’è che per i funghi si parla di Nutraceutica) con l’azione ipocolesterolemizzante rappresentata dalle Fibre, l’Olio di Pesce (acidi grassi omega 3) vedasi lo studio italiano GISSI del 1999 nella prevenzione del reinfarto, modulando i dosaggi di omega 3 da 1 a 3 g/die a seconda del valore della Trigliceridemia; per non parlare della Soia anche sotto forma di lecitina (abbassa del 25% i Trigl.) come degli isoflavoni di soia nell’ipercolesterolemia post menopausa.

Anche le piante medicinali del 2° articolo come l’ Aglio ed il Carciofo sono considerati alimenti ed è questo il motivo della molteplicità dell’azione (aggregazione piastrinica, fibrinolisi, pressione arteriosa per l’aglio, coleretica colagoga e HMG-CoA red. per il carciofo)  e dell’uso in cucina con le decantate virtù antiaterosclerotiche della dieta mediterranea.

Con il 3° articolo circa la resina del caucciù la  Commiphora mukul (Guggul) di cui si dice un gran bene in India (è una delle piante più utilizzate nella medicina Ayurvedica) agendo attraverso una sostanza steroidea (guggulsterone) sulla tiroide aumentando il metabolismo e stimolando il colesterolo HDL, non regge tuttavia alla verifica clinica sulla variabile popolazione quando in un’articolo  (2003 JAMA Journal American Medical Association) sulla popolazione americana di origine caucasica di Philadelphia si è visto addirittura abbassare l’HDL.

Anche il 4° articolo sulla pianta sudamericana la Caigua o Cyglantera pedata appartenente alla famiglia delle cucurbitacee, vale lo stesso discorso etnobotanico: va benissimo per le popolazioni andine visto che la pianta si è ben adattata anche al freddo e alle altitudini, ma funzionerà in altri continenti e su altre popolazioni?

E per il 5° articolo si torna ad una nostra vecchia conoscenza il Monascus ruber ovvero il Riso Rosso Fermentato anche questo è un fungo, esattamente un ascomicete, e funziona anche questo sull’HMG-CoA reduttasi, ma rispetto al pleurotus ha qualcosa in meno e qualcosa in più. In meno è la minor complessità degli ascomiceti rispetto ai basidiomiceti che rende l’azione da meno fitocomplesso fungino esponendolo agli effetti indesiderati delle statine. In più, che equilibra tale effetto, è che si tratta in fondo di un metabolita del riso rosso, la monacolina K, di un principio attivo che è più facile dosare e prevederne la farmacocinetica. Per questo l’allarmismo di Firenzuoli e del suo gruppo su alcuni casi di > di cpk associato a miopatia in soggetti che assumevano riso rosso fermentato, non ha molta ragion d’essere associandolo a vari prodotti con dosaggi diversi e a interazioni con altri farmaci (come giustamente sottolineato nell’articolo) ma anche perché la FDA ne ha autorizzato la vendita con dosaggi ben precisi e di sicurezza.

Il buon Firenzuoli di Empoli ce l’ha con i funghi, ha cercato di stroncare anche l’ABM (non riuscendoci) e sempre con una rewiew molto parziale, evidentemente gli sono e gli resteranno indigesti… spero per tanto tempo ancora !

Buona lettura

Dott Maurizio BAGNATO MD © 2013