L’osteopatia e la Fibromialgia

1)  L’OSTEOPATIA e la FIBROMIALGIA

 

Si tratta di una “strana” malattia che ufficialmente viene annoverata tra i disturbi del sistema nervoso centrale e non come patologia  psicosomatica: a causa di una alterazione del sistema di comunicazione dei neurotrasmettitori, stimolazioni meccaniche di poco conto possono scatenate una dolorabilità esagerata che non esclude nessuna “nicchia” del sistema muscoloscheletrico ivi comprese le localizzazioni nocicettive del cuoio capelluto. Il perdurare di questa condizione comporta una tale difficoltà di riposare e di recuperare che si traduce ben presto in spossatezza con conseguenti attacchi di ansia e depressione in un contesto che amplifica la incapacità discernitiva e la confusione cognitiva del soggetto. Un problema di tale portata va affrontato in un’ottica multidisciplinare che tenga conto sia degli approcci energetici del sistema muscolo tendineo come l’omeopatia,l’osteopatia e ,forse,l’agopuntura,sia del contributo che l’alimentazione apporta in un senso o nell’altro allo scatenarsi dei sintomi. In generale sono auspicabili gli approcci che utilizzino tutte quelle tecniche che consentano di ridurre quella iperattività simpatica causa di alterazioni di tutta la microcircolazione periferica e centrale e di tutti gli aspetti sintomatici di cui parliamo. E’ una strana patologia perchè pur essendo inclusa tra i disturbi della neurotrasmissione centrale,si riconosce che l’evento scatenante delle manifestazioni cliniche coincide con un trauma patologico ( quando mai la consapevolezza della malattia non e’ essa stessa anche trauma pschico?) o psicofisico ( immaginate un grosso insulto al sistema craniosacrale,un incidente d’auto o una importante perdita affettiva: quali sono le differenze per le capacità adattative di un individuo?). Tale trauma rappresenta lo starter della sintomatologia ma vede nelle tecniche miorilassanti analogiche,che attivano le funzioni tipiche dell’emisfero cerebrale destro suggerendo ricordi e sensazioni, un valido approccio da cui si ottengono consistenti miglioramenti per certi pazienti. A livello osteopatico le strade da seguire saranno tutte le tecniche dolci di relax fasciale,la compressione del IV ventricolo,tecnica parasimpaticomimetica per eccellenza, e un approccio che tenda a ridurre lo stress mentale (scatenante?) e interno del paziente cercando di accoppiare gli intenti della parte cosciente con quelli quelli della parte incosciente del soggetto stesso quelli della parte incosciente del soggetto stesso. Sono varie le metodiche che consentono di ottenere risultati in questa direzione:l’effetto di esse si traduce innanzitutto in sensibili miglioramenti dell’espansione diaframmatica e nel rilasciamento miofasciale che ne consegue che è subito avvertito come un gradevole benessere somatoemozionale generale: alcuni pazienti cercano inconsapevolmente di “aiutarsi” in questo cominciando ripetutamente ed insistentemente a sbadigliare. Perciò l’interrogativo è: siamo proprio sicuri che una adeguata informazione energetica di tipo omeopatico accompagnata da opportune stimolazioni che favoriscano la visualizzazione di situazioni ed eventi positivi e propositivi per il paziente e che pertanto consentano il riequilibrio dei due emisferi attraverso il corpo calloso ne più e ne meno come due vasi comunicanti; siamo proprio sicuri,dicevo, che una tale impostazione unita e supportata dalla colonizzazione sistemica di tanti piccoli “dottorini” che agiscono localmente fin nei distretti più reconditi del microcircolo, come solo certi funghi curativi possono fare, non rappresenti l’ulteriore frontiera per contrastare una condizione ,la FM, che altro non è che l’esito materiale di un qualcosa che ha scosso profondamente l’equilibrio e l’omeostasi di quell’individuo?

Alessandro Di Branco.

14/7/2013.


TERAPIA OSTEOPATICA PER PROBLEMI DI:

  • CERVICALGIE DORSALGIE
  • SINDROMI DA COLPO DI FRUSTA
  • LOMBALGIE LOMBOSCIATALGIE SCIATICA
  • SINDROMI DA COLPO DELLA STREGA
  • TRAUMI ED ESITI POST TRAUMATICI
  • DOLORE MUSCOLARE DA VIZI DI POSTURA
  • DOLORE DA REUMOARTROPATIE
  • PERIARTRITE SCAPOLO-OMERALE
  • DISTONIA GASTRO-INTESTINALE
  • FIBROMIALGIA
  • SINTOMATOLOGIA DA STRESS
  • EMICRANIE e CEFALEE
  • SINUSITI, NEVRALGIE DEL TRIGEMINO, VERTIGINI
  • PROBLEMI ARTICOLARI TEMPORO-MANDIBOLARE
  • PROBLEMI DI FUNZIONALITA’ VISIVA
  • GASTRITI ERNIE IATALI


Cos’è  l’ O S T E O P A T I A

Il termine “osteopatia” nasce dall’unione di “osteon” (dal greco: “osso, struttura”) e “path” (dall’inglese “sentiero, via, percorso”) volendo significare: “la via della salute attraverso l’apparato muscolo-scheletrico”.  I principi sui quali si basa questa terapia sono: globalità e capacità di autoguarigione del corpo, relazione tra struttura e funzione.
L’osteopatia, quindi, attraverso un trattamento manuale, cura cercando di restituire al corpo la capacità di svolgere correttamente la propria funzione.
Per struttura s’intende non solo muscoli, ossa e articolazioni ma anche visceri e tessuto connettivo.
Le tecniche osteopatiche agiscono in maniera diretta sulla struttura muscolo-scheletrica ed indiretta su tutti i visceri con lo scopo di migliorare la mobilità e la funzione.
L’approccio alla persona è basato sulla valutazione globale del soggetto, considerando tutti i sistemi ed apparati in collegamento tra loro. Ogni parte del corpo viene valutata da sola e nell’insieme.
Un esempio: un dolore alla spalla può derivare da un trauma alla spalla, ma anche da una contrattura di alcuni muscoli del collo, da una rotazione del bacino, da un problema del fegato.
Interpretando il sintomo come un messaggio lanciato dal corpo, non si cerca di sopprimerlo ma di agire direttamente sulla causa ed aiutare il corpo ad attivare le proprie capacità di autoguarigione.
Obiettivo del trattamento osteopatico è ristabilire una buona funzionalità (articolare, muscolare, circolatoria, di conduzione nervosa, viscerale) che permetta al corpo di affrontare in modo efficace i numerosi e vari disturbi.
La valutazione del paziente avviene nel suo insieme, sia nella statica (esame posturale) che nella dinamica globale e segmentaria. Nell’esame, oltre ai comuni test clinici, si valutano le restrizioni di movimento delle articolazioni, le tensioni muscolari e fasciali, la mobilità dei visceri.
La diagnosi osteopatica (non medica) viene pertanto effettuata valutando la storia del paziente, gli esami di laboratorio (Tac, Rx, esami del sangue etc…), test clinici classici e soprattutto test eseguiti dall’osteopata.



Alcuni Concetti di Base

  • Osteopatia cranio-sacrale:

Questo tipo di approccio si basa sulla connessione anatomica tra cranio e osso sacro grazie alle meningi che rivestono il cervello ed il midollo spinale. In osteopatia si afferma l’esistenza di un ritmo a carico del sistema nervoso centrale che si trasmette alle ossa del cranio (movimento di espansione) ed il sacro (movimento di flesso-estensione).
Questi movimenti sono appena percettibili, ma si possono apprezzare ponendo le dita in precisi punti del cranio e del sacro. L’obiettivo del trattamento è l’ottenimento di un buon ritmo nei casi in cui questo si trovi alterato (ad es. in conseguenza di colpi di frusta o traumi).

  • Le fasce:

In osteopatia tutte le strutture di origine connettivale vengono definite fasce, ma per maggior semplicità si può dire che le fasce sono i tessuti che avvolgono i muscoli e li mettono in relazione tra loro. Hanno una importante funzione ogni volta che si instaura una lesione osteopatica, che comporta delle tensioni muscolari inadeguate e hanno una parte importante nel meccanismo di compenso che si crea sulle strutture muscolari ed articolari circostanti la zona della disfunzione osteopatica. Si può quindi dire che i meccanismi di compenso sono mediati dalle fasce.

  • Concetto di lesione osteopatica:

Si parla di lesione osteopatica quando si ha una perdita di mobilità a carico di una articolazione. Il termine articolazione viene esteso anche alle suture del cranio ed ai suoi legamenti che collegano tra loro i visceri con le strutture circostanti. Non tutte le limitazioni articolari sono però lesioni osteopatiche, come ad esempio un’anchilosi.
Le lesioni osteopatiche sono distinte in primarie (da dove origina il meccanismo lesionale) e secondarie (tentativi del corpo di compensare le tensioni muscolari create dalle lesioni primarie). La cosa più importante è trovare e trattare la lesione primaria, anche se non si devono trascurare le secondarie.

Tutte le lesioni osteopatiche comportano tensioni muscolari anomale nella regione circostante all’articolazione interessata, dato che i muscoli sono motori dell’articolazione. Spesso queste tensioni interessano piccoli muscoli e la persona non se ne rende conto, ma dato che il corpo non può funzionare in maniera efficace se esiste una situazione di questo tipo, cerca di trovare dei compensi a livello delle articolazioni e dei gruppi muscolari (meccanismo lesionale di compenso). Un esempio: in seguito ad una distorsione di caviglia, anche lieve, si può avere una lesione osteopatica a livello di alcune ossa del piede; questo porterà ad una tensione anomala di alcuni muscoli della gamba ed un diverso appoggio del piede a terra. Il resto del corpo si adatta a questo cambiamento nel tentativo di ristabilire un corretto appoggio del piede a terra ed allentare le tensioni muscolari che si sono create, e lo fa a partire dal ginocchio, poi sull’anca e sulla colonna vertebrale sino alla testa.
Tutto ciò perché il corpo cerca sempre una situazione di confort e di risparmio di energia.



La Terapia Osteopatica


Fondata ufficialmente nel 1874 grazie all’opera di un chirurgo americano, Andrew Taylor Still, l’osteopatia viene definita come una “medicina manuale” capace di compiere delle diagnosi nel proprio ambito ed effettuare trattamenti terapeutici tramite l’utilizzo delle mani.
Quale scienza “olistica” (che si prefigge cioè il riequilibrio del soggetto paziente nella sua interezza e non nella cura del sintomo), ha un campo di applicazione molto vasto.
L’osteopata interviene laddove si è venuta a creare una limitazione di movimento, in una o più zone del corpo, tale da alterare l’equilibrio posturale dell’individuo.
A tale scopo si interessa dell’aspetto meccanico dell’individuo, quindi la sua visita è orientata in questo senso e la sua diagnosi non è una diagnosi medica.
Viene valutata la postura e la qualità dei movimenti articolari del soggetto oltre alla sua tonicità muscolare; quindi si concentra sulle informazioni che le sue mani ricevono dai tessuti: valutazione delle tensioni fasciali e dei micro-movimenti articolari.
L’obiettivo è trovare i punti di maggior limitazione articolare, comprendere i più importanti e trattarli. Il trattamento è esclusivamente manuale e varia da particolari tecniche articolari a tecniche di rilasciamento delle tensioni muscolari e fasciali, fino alle tecniche cranio-sacrali e viscerali.
Per esempio: in seguito ad una caduta sulla spalla si può produrre una limitazione articolare dell’omero, ma anche della clavicola e, per il contraccolpo, di una o più vertebre del tratto cervico-dorsale. Il dolore scompare in breve tempo, ma le limitazioni articolari permangono ed influenzano la mobilità locale. Questo comporterà un continuo tentativo di compenso da parte del corpo per permettere lo svolgimento delle normali funzioni; tale adattamento avviene attraverso una ipomobilità compensativa di altre zone ed un cambiamento della postura del soggetto rispetto a quella abituale. Nel tempo questi cambiamenti possono provocare dei sintomi, spesso a distanza dalla regione in cui si è verificato il trauma.
Il trattamento osteopatico risulta inefficace quando la malattia ha raggiunto uno stadio che comporta  gravi lesioni anatomiche (fratture, patologie degenerative avanzate, per es. cirrosi, etc…).
Il campo d’azione dell’osteopatia è, dunque, quello della medicina funzionale ed esclude quindi tutte le lesioni anatomiche gravi, ma anche tutte le urgenze mediche.
In questi casi, non si tratta di ricercare il “punto debole” che ha permesso l’instaurarsi della malattia, ma di agire urgentemente, poiché la patologia in causa non può essere combattuta con le sole difese dell’organismo. A questo punto è necessario un “aiuto esterno” per lottare contro l’aggressore e ristabilire equilibri alterati.
L’osteopata non può somministrare o prescrivere farmaci, né variare al paziente cure a cui si sta già sottoponendo.



Collaborazione Con Altri Specialisti

Non è la sede del dolore che ci indica la reale causa del problema. Diventa necessario, quindi, capire se la causa dei sintomi sia di competenza osteopatica. In alcuni casi non si potrà intervenire, in altri saranno necessari degli accertamenti, in altri ancora sarà necessario, in primis, l’intervento di altri specialisti e, solo in un secondo momento, dell’osteopata. Nel caso in cui l’osteopata verifichi che l’origine del problema possa richiedere preventivamente un altro approccio, consiglierà di consultare altri esperti (ortopedici, medici, neurologi, pediatri, dentisti od ortodonzisti, oculisti, ortometristi od ortottisti, psicologi, omeopati, neurologi, agopuntori etc…).



Osteopatia In Campo Sportivo

La figura dell’osteopata è sempre più apprezzata in ambito sportivo.
La richiesta sempre maggiore di prestazioni ai limiti delle possibilità atletiche sottopone gli sportivi di alto livello a stress e a traumi ripetuti che necessitano di continua attenzione e valutazione osteopatica, al fine di mantenere sempre la struttura dell’atleta integra e reattiva.
Tutto ciò anche per allontanare il più possibile l’insorgenza di fenomeni infiammatori e di cedimenti mio-fasciali, e per facilitare il recupero sia muscolare che metabolico dopo impegni di grande intensità.




Riconoscimento Dell’Osteopatia


L’osteopatia è una scienza attualmente non riconosciuta dal Sistema Sanitario Italiano.
E’ stata presentata alla Camera dei Deputati del Parlamento Italiano in data 1.04.2004 la proposta di legge per il riconoscimento e la regolamentazione delle Medicine Naturali, comprendente l’Osteopatia.
E’ riconosciuta ufficialmente negli Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Israele, Gran Bretagna, Francia, Belgio con un’appropriata formazione universitaria e  conseguente laurea e Albo professionale.
In ITALIA è una Formazione Universitaria Privata di 6 anni alla quale si accede solo se precedentemente in possesso di una laurea in Medicina, Fisioterapia, Scienze Motorie.

Fibromialgia e Morchella esculenta

Fibromialgia e Morchella esculenta nella Micomedicina

 

Questo mese inizieremo un trittico bello e interessante che ci accompagnerà per tutta l’estate e dove si racchiude buona parte dell’aspetto teorico-concettuale della micomedicina: parleremo del trittico fibromialgia, CFS (sindrome della stanchezza cronica) e MCS (sensibilità chimica multipla), sempre  con la nostra lente olistico-simbiotica filtrata attraverso i funghi. Iniziamo con la Fibromialgia, malattia che prende principalmente il sesso femminile, spesso confusa con malattie reumatologiche varie o con forme depressive, tanto che ancora oggi nosograficamente ci sono discussioni su come classificarla e spesso viene scambiata come una  sindrome ansiosa con  somatizzazioni. Ho parlato del trittico perché è nel contesto di queste tre patologie, in cui spesso si mescolano i sintomi, che ritengo possa svilupparsi a pieno il pensiero della micomedicina, partendo da una unica  eziologia : il Micoplasma. Il fungo di riferimento di questo mese è la Morchella esculenta un buon fungo commestibile (primaverile) che cresce spontaneo e ultimamente anche coltivato, con notevoli proprietà medicinali: è un potentissimo antiossidante che unito alle sviluppate capacità chelanti (vedi in seguito sui metalli pesanti), a quelle antinfiammatorie (è paragonato al Diclofenac)  e soprattutto alle capacità antibatteriche (esopolisaccaridi) che servono contro il Micoplasma, rappresenta il nutraceutico di riferimento per la Fibromialgia………

1°Articolo; 2°Articolo; 3°Articolo

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Articoli luglio 2013

 

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Micoeditoriale Luglio 2013

Fibromialgia e Morchella esculenta  nella Micomedicina

Questo mese inizieremo un trittico bello e interessante che ci accompagnerà per tutta l’estate e dove si racchiude buona parte dell’aspetto teorico-concettuale della micomedicina: parleremo del trittico fibromialgia, CFS (sindrome della stanchezza cronica) e MCS (sensibilità chimica multipla), sempre  con la nostra lente olistico-simbiotica filtrata attraverso i funghi. Iniziamo con la Fibromialgia, malattia che prende principalmente il sesso femminile, spesso confusa con malattie reumatologiche varie o con forme depressive, tanto che ancora oggi nosograficamente ci sono discussioni su come classificarla e spesso viene scambiata come una  sindrome ansiosa con  somatizzazioni. Ho parlato del trittico perché è nel contesto di queste tre patologie, in cui spesso si mescolano i sintomi, che ritengo possa svilupparsi a pieno il pensiero della micomedicina, partendo da una unica  eziologia : il Micoplasma. Il fungo di riferimento di questo mese è la Morchella esculenta un buon fungo commestibile (primaverile) che cresce spontaneo e ultimamente anche coltivato, con notevoli proprietà medicinali: è un potentissimo antiossidante che unito alle sviluppate capacità chelanti (vedi in seguito sui metalli pesanti), a quelle antinfiammatorie (è paragonato al Diclofenac)  e soprattutto alle capacità antibatteriche (esopolisaccaridi) che servono contro il Micoplasma, rappresenta il nutraceutico di riferimento per la Fibromialgia. Tornando al Micoplasma è molto importante un articolo di ricercatori brasiliani (inserito di seguito nel paginone centrale)  sul concetto di proteino immuno dominanza (cioè la gestione del sistema immunitario dalle  proteine e nucleotidi dell’ospite): essendo il più piccolo tra i batteri  fornito di nucleo ma senza parete cellulare, si nasconde all’interno delle cellule agganciandosi con speciali fibrille e oltrepassando la parete grazie alle piccole dimensioni e se ne sta buono per anni inserendo il proprio dna come un’appendice di quello della cellula parassitata e dando scarsi segni della propria presenza, queste cellule (soprattutto miocellule, cellule nervose e cartilaginee/ossee)  a seguito di un trauma fisico o emotivo, subiscono una sorta di cannibalizzazione dall’interno : l’acido nucleico e le proteine del Micoplasma organizzate sottraggono steroli dalla cellula soprattutto dalla parete cellulare, che per questo motivo può scoppiare liberando l’ospite  oppure subire lesioni (i famosi trigger points della fibromialgia), e fino a qui nulla di eccezionale se non si trattasse di un batterio che può sopravvivere anche in una forma minerale e trasformarsi (pleomorfismo) in forme virali o batteriche passando indifferentemente dalle piante agli animali fino all’uomo e viceversa. E il Mico (plasma) non è casuale neppure nel nome, visto che convive dentro di noi grazie alla simbiosi. Che sia il Micoplasma la causa di tutto? Il concetto di proteino immuno dominanza diventa comprensibile quando il depredare la membrana cellulare porta la cellula stessa a subire mutazioni quali quantitative delle stesse proteine di membrana che possono determinare fenomeni autoimmunitari o manifestazioni allergiche o tumori. Ed il Micoplasma fermentans ha anche un’origine  “militare” dalla guerra biologica degli anni 50, derivando da una mutazione genetica indotta all’epoca sulla  Brucella abortus, e ritrovata ancora nei militari americani veterani della prima guerra del golfo. Proprio per questo motivo al 2) assieme ad un interessante articolo sul trattamento naturale della fibromialgia secondo il protocollo SHINE (Sleep sonno, Hormonal balance equilibrio ormonale,  Immunity immunità,  Nutrition nutrizione Emotions emozioni)   ho voluto fare una piccola ma interessante review  in italiano sui Micoplasmi.

Accanto ai Micoplasmi,  c’è l’aspetto fondamentale della 3) fitochelazione che rappresenta il meccanismo con cui i funghi ci salvano dai metalli pesanti, in cui la presenza della Candida albicans ne è l’epifenomeno.  La fitochelazione è prodotta in particolare dalla chitina e dal chitosano presenti nei funghi come in alghe e nei crostacei, tramite i tioni ed i gruppi sulfidrilici, ed agisce come una sostanza adsorbente che blocca le sostanze, come i metalli, che hanno cariche ioniche polari con i loro effetti riducenti (ROS) consequenziali all’organismo che li contiene.  Pertanto le migliori sostanze chelanti sono i macrofunghi  che non solo hanno parecchia chitina (al contrario della Candida albicans) ma anche altre sostanze con una doppia azione (chelante-antiossidante) come gli enzimi SOD (citocromi) nonché sostanze antibiotiche che agiscono contro i micoplasmi. La Candida rappresenta, come i Micoplasmi, uno stato di immunodepressione dell’organismo per la presenza dei metalli pesanti e di altre sostanze xeno-biotiche, che poi può estrinsecarsi ulteriormente in patologie sistemiche e oncologiche.

4) Carenza di Vitamina D2 e fibromialgia   è il quarto articolo in cui il potere dei funghi si estrinseca con una sostanza come la Vitamina D2 di cui ogni fungo, in quantità variabile, ne è comunque  ricco. Altro articolo rappresentativo di tutti i contributi che la fitoterapia dà vs la fibromialgia  è quello 1) sulla Griffonia simplicifolia  che fornisce una sostanza antidepressiva analoga alla serotonina la 5 idrossitriptamina, che agisce per il grande capitolo della patologia psichica strettamente correlata all’eccessivo consumo di aminoacidi argigina e triptofano dovuto alla presenza del micoplasma. Altre piante che agiscono con un  meccanismo sostitutivo a sostanze carenti nella fibromialgia sono la  Maca (Lepidium               meyenii) per quanto riguarda l’assetto ormonale DHEA etc e l’Uncaria tomentosa  (unghia di gatto) come immunostimolante.

Ultimo articolo è quello sull’osteopatia nel trattamento della fibromialgia ed ospita un gradito contributo del nostro osteopata Alessandro Di Branco insieme ad un piccolo riassunto sulle potenzialità dell’osteopatia in questa controversa patologia.

Buona lettura

Dott Maurizio Bagnato MD

Tai chi e Diabete

TAI CHI E DIABETE

Tai Chi Improves Diabetes Control

Tai chi e Diabete


Article Date: 01 Apr 2008 – 0:00 PDT

According to two small studies published in the British Journal of Sports Medicine in April 2008, Tai Chi exercises can improve blood glucose levels and improve the control of type 2
diabetes and immune system response.

Tai Chi is a Chinese martial art that combines diaphragmatic breathing and relaxation with soft, gentle movements. It is considered moderate exercise, which has previously been shown to improve immune system response, in contrast to strenuous physical activity, which depresses it. Previous studies have shown that it improves respiratory and cardiovascular function, while improving flexibility and relieving stress.

Type 2 diabetes is a form of diabetes that usually sets in later in life. It is associated with chronic inflammation cause by increase glucose levels in the blood, known as hyperglycemia. When there is excess blood sugar, it can combine with hemogloben, the oxygen transporter in the red blood cell, it can become glycated hemogloben. This can be used to indicate the levels of excess sugars.

In the immune system, helper T cells prompt stimulus of other immune system cells, altering the immune response. They respond to specific antigens, producing interleukins and other important signaling chemicals. As a result, they are essential for the cell mediated immune response .

In a first study, the investigators sought to analyze the impact of a 12 week Tai Chi Chuan exercise program on helper T cell activity in 30 patients with type 2 diabetes, and contrast this with 30 healthy people of the same age.

After 12 weeks in the exercise program, the levels of glycated hemoglobin levels fell significantly, from 7.59% to 7.16% in diabetic patients, a significant difference. Interleukin-12, which boosts the immune response, increased in level; interleukin-4, which lessens the immune response, declined. In conjunction, T cell activity also significantly increased.

According to these responses, it is possible that Tai Chi can prompt a declination in blood glucose levels, perhaps by improving blood glucose metabolism, prompting a decrease in the inflammatory response. In an alternative explanation also suggested by the authors, the exercise may boost levels of fitness along with a feeling of well being — this in turn may boost the health of the immune system.

A second study in the same issue, investigators focused on adults with metabolic syndrome. This is a group of symptoms including hypertension and high blood glucose which are associated with increased risk of cardiovascular disease and diabetes.

A 12 week program of Tai Chi and Qigong was administered to 13 patients with metabolic syndrome for up to 1.5 hours up to 3 times a week, while being encouraged to perform the exercises outside of the classes.

At the end of 12 weeks, they had lost an average of 3 kg in weight and had dropped waist size by almost 3 cm. Additionally, the blood pressures of the subjects fell significantly more than exercise alone can account for, according to the authors. Insulin resistance also fell, indicating a decreased predisposition for type 2 diabetes. Participants additionally claimed to sleep better, have more energy, feel less pain, and have fewer cravings for food while participating in the program.

Notably, three patients no longer met the criteria for metabolic syndrome after this test.

Regular Tai Chi Chuan exercise improves T cell helper function of patients with type 2 diabetes mellitus with an increase in T-bet transcription factor and IL-12 production
S-H Yeh, H Chuang, L-W Lin, C-Y Hsiao, P-W Wang, R-T Liu, K D Yang
Online First Br J Sports Med 2008
doi 10.1136/bjsm.2007.043562
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Preliminary study of the effect of Tai Chi and Qigong medical exercise on indicators of metabolic syndrome and glycaemic control in adults with raised blood glucose levels
X Liu, Y D Miller, N W Burton, W J Brown
Online First Br J Sports Med 2008;
doi 10.1136/bjsm.2007.043562
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Written by Anna Sophia McKenney
Copyright: Medical News Today
Not to be reproduced without permission of Medical News Today {jcomments on}