Micoeditoriale Giugno 2013

MICOEDITORIALE  GIUGNO 2013 FUNGHI E DIABETE

del  Dott Maurizio BAGNATO  Presidente Micomedicina ONLUS

Salve cari “seguaci” della micomedicina !

Finalmente si stanno profilando le agognate vacanze (il mio amico Mauro-alto dirigente del MURST-direbbe  anche agognati, azie, anepote etc etc), ma qui, nonostante tutto,  si resiste e si continua a proporre e stimolare, incuranti del caldo, della pioggia e di quanti non sentono o meglio captano e usano le informazioni del sito per proporsi  nei convegni come ricercatori  di riferimento  per la terapia con i funghi , siano essi naturopati o medici….va bene così, mangiate a volontà il frutto della conoscienza  e non dovete nemmeno pagare il conto…ma ricordatevi  che la vera conoscienza  (a cui bisogna togliere dalla parola il suffisso privativo NO per essere vera scienza ovvero co-scienza) deriva solo dal dialogo,  dalla condivisione e dalla interiorizzazione (co-scienza) che produce nuovi elementi concettuali ed un’elevazione spirituale della co-scienza …la micomedicina e  la simbiosi universale sono parole senza significato se non producono uno scambio energetico fra esseri viventi (e qui bisognerebbe aprire una  grossa parentesi su cosa significa vita, energia etc …ma andremmo troppo lontano). Limitiamoci  all’argomento di questo mese: diabete e funghi ovvero come attraverso la micomedicina si affronta questa terribile e subdola malattia come il diabete.  Come sapete la medicina ufficiale ha due capisaldi: diabete dell’adulto o tipo 2 (detto anche florido) che non dipende dalla mancata produzione dell’Insulina, ma in larga misura da errori alimentari e malattie concorrenti come l’obesità, sovrappeso  e dismetabolismi (iperlipidemia, ipertrigliceridemia) e  diabete giovanile o insulino dipendente o tipo 1 (detto anche diabete magro) che deriva da una carente produzione o una resistenza all’azione dell’insulina (di natura autoimmunitaria) che deve essere fornita perciò dall’esterno. E’ evidente che, seppur accademica, questa suddivisione ci permette già di  circoscrivere il campo di azione al diabete di tipo 2 dove si può lavorare efficacemente sugli stili di vita ed i fattori di rischio correlati, tramite l’alimentazione e l’attività fisica, per citarne i più importanti,  e tramite farmaci ovvero erbe e funghi che hanno azione ipoglicemizzante.  E qui veniamo ai nostri funghi, quello di riferimento nel paginone centrale è il Coprinus comatus ed è riportato anche nella sezione d) degli articoli del mese insieme ad  altri funghi in un bellissimo articolo pubblicato nel 2011 su Functional Foods frutto di collaborazione fra Università dello  Sri-Lanka e  cinesi .  Per motivi di spazio sul paginone centrale abbiamo messo  solo gli articoli riguardanti il Coprinus  c., nella sezione d) abbiamo aggiunto all’articolo  di cui sopra anche un articolo sul Vanadio di cui è ricco in particolare il Coprinus c. uno dei motivi dell’azione ipoglicemizzante.  Nelle sezioni B) e C) vengono evidenziati studi sulle nostre amiche piante e alghe, in particolare sulla Genziana ( Gentiana oliveri in  uno studio  turco del 2012) e sull’ ALGA Ecklonia cava in due studi coreani del 2011 e 2012 , nei quali vengono riportati i meccanismi biochimici dell’azione ipolipemizzante e ipoglicemizzante  delle piante e alghe, che per quanto riguarda la Genziana, si riconducono all’utilizzo tradizionale in Italia come decotti e liquori proprio con finalità digestive e fluidificanti le bile (colagogo, epatoprotettore e quindi ipolipemizzante  favorente la glicogeno sintesi). Nella sezione C) troverete di seguito un bella e recente rewiew sulle piante utilizzate nel mondo ed i relativi principi attivi: si passa dal guggulsterone isolato dalla pianta della tradizione ayurvedica, la Commiphora mukul, alle procianidine di mela, vite e mango,  all’acido cloro genico della Cecropia pachystachya, fino ad arrivare all’ estratto di Pterocarpo marsupium e di Ocinum sanctum e di Aglio e Zenzero, utili nelle complicanze come la retinopatia e la nefropatia diabetica, per non parlare dello Syzigium cumini che potrebbe essere un valido sostituto/integratore dell’Insulina (e quindi intervenire anche nel diabete di tipo 1).  Ho tralasciato di  parlare volutamente del Tè verde (Camellia sinensis)  in cui i polifenoli (EGCG in primis) sono considerati tra i più potenti antiossidanti in natura e  con  un’azione di accelerazione nel metabolismo dei grassi (brucia grassi),  ma  proprio questa azione  è oggetto di un controverso dibattito  internazionale fra l’oriente e l’occidente, nel quale  fra i maggiori propugnatori dell’utilizzo del tè verde nel diabete vi sono i ricercatori giapponesi  (vedi anche nella sezione A) nel secondo articolo).  L’articolo più importante di tutto il mese è proprio il primo della sezione A) sulla Dieta Macrobiotica, un bell’articolo preso dal portale dall’Università di Padova dove vengono riportati i principi della dieta macrobiotica e la sua applicazione  secondo Mario Pianesi (dieta Ma-Pi ) che ho avuto modo di conoscere personalmente ed apprezzare condividendo completamente la sua impostazione filosofico-nutrizionale (un po’ meno nell’applicazione pratica) e che ha portato a dei risultati, proprio con il Diabete con lo studio del Prof. Fallucca, incontrovertibili e di rilievo scientifico internazionale. Nella dieta pianesiana un ruolo di primo piano ha  proprio il tè verde o meglio tè Bancha, che è la bevanda ufficiale disintossicante ed antinvecchiamento dei centri macrobiotici   “Un punto macrobiotico” diffusi in tutta Italia e che vi consiglio di visitare.  Ma non sarebbe Micomedicina se non mescolasse quanto sopra, con un’azione armonica e regolarizzatrice del fungo di riferimento (direzione di simbiosi), se non ci fosse l’attività fisica o meglio fisico-spirituale o meglio come dicono di pediatri di psicomotricità  ed i neurologi di riconnessione psico-neuromuscolare, quindi beccatevi la quinta sezione la D) con il mio amato Tai Chi  e dei lavori americani, non recentissimi del 2008,  che ne esaltano le proprietà terapeutiche nel diabete.

Spero che questo serva a stimolare la discussione. Grazie

Dott Maurizio BAGNATO  MD  © 2013

Coprinus comatus e diabete mellito

Coprinus comatus e diabete mellito 

Il Coprinus comatus,fungo edule che cresce spontaneamente nei prati anche alle nostre latitudini, è uno dei funghi medicinali più apprezzati da secoli e studiati in estremo oriente, proprio per le sue proprietà terapeutiche contro il diabete. Il primo dei tre pdf qui sotto è una scheda riassuntiva sintetica ma efficace sugli studi riguardanti il rapporto coprinus-diabete, in particolare è importante lo studio del cinese Han del 2006 (2° pdf) che mette in rapporto la presenza nel fungo di Vanadio con l’azione antidiabetica di riattivazione(insieme alla componente polisaccaridica vedi 3° pdf – Ding 2012) delle cellule B di Langherans del pancreas che producono insulina.

Dott Maurizio Bagnato MD

1°Articolo2°Articolo3°Articolo

Albatrellus ovinus

Albatrellus ovinus (Schaeff. ex Fr.) Kotl. & Pouz

Tassonomia
Regno Fungi
Divisione Basidiomycota
Classe Basidiomycetes
Sottoclasse Holobasidiomycetidae
Ordine Russulales
Famiglia Albatrellaceae
Genere Albatrellus
Sottogenere Albatrellus S.F.Gray 1821

Nome italiano
Fungo del pane.

Nome inglese
Sheep polypore.

Sinonimi
Albatrellus albidus (Pers.) ex S.F.Gray 1821
Polyporus carinthiacus (Pers.) ex Roques 1832
Polyporus luteolus (Beck.) Velen. 1922
Polyporus limonius Velen. 1922
Polyporus lutescens Velen. 1922
Scutiger ovinus (Schaeff.) Murril 1920

Cappello
Diametro 6-15 cm, 1-3,5 cm di spessore, quasi circolare, convesso o spianato, a volte depresso al centro, margini a lobi ondulati, sottili e spesso macchiati di giallo. Superficie glabra, sovente si presenta screpolato al centro del cappello con una fessurazione a tasselli quadrati; colore da bianco a crema ma a volte con macchie brune, giallo-limone o verdastre in età avanzata. Imenoforo con tubuli corti 1-5 mm, pori rotondi o angolosi in numero 2-4 per mm, decorrenti sul gambo, da bianchi a crema nel fungo fresco, tendenti al giallastro al tocco.

Gambo
Centrale o eccentrico, bianco-brunastro, tomentoso e rugoso, generalmente corto, fino a 8 cm, normalmente libero anche su esemplari concresciuti; diametro 1-4 cm, leggermente clavato alla base ma attenuato al piede.

Carne
Bianca, poi giallastra, soda e di facile frattura. Odore e sapore gradevole, fungino.

Habitat
Terricolo, in boschi di conifere in montagna, simbionte dell’Abete rosso, spesso numeroso negli ambienti di crescita; in estate-autunno.

Commestibilità e tossicità
Discreto commestibile solo quando è giovane e fresco, coriaceo e non digeribile da adulto.

Reazioni chimiche
Reazione rossastro-bruna all’idrato di potassio (KOH).

Microscopia
Spore bianche in massa, elissoidi a parete sottile (4-5 × 3-4,5 µm) non amiloidi; Basidi 20-25 × 4-5 µm; ife 2-8 µm di diametro, rigonfie fino a 16 µm, senza giunti a fibbia.

Osservazioni
Più adatto alla conservazione sott’olio o sott’aceto.

Somiglianze e varietà
Altre specie simili oltre al già citato Albatrellus confluens sono Albatrellus subrubescens, considerato tossico e causa di sindrome gastrointestinale, simbionte di Pino silvestre e con gambo di colore aranciato alla base mentre tende a macchiarsi di giallo-verde nell’A. ovinus che è simbionte di Abete rosso. Albatrellus cristatus ha gambo più verdastro e carne coriacea e come il precedente può causare disturbi gastrointestinali. Infine una specie simile èOsteina obducta, facilmente differenziabile in quanto più minuta, con aspetto fascicolato, crescita lignicola e consistenza legnosa a maturità.

Curiosità
I funghi del Genere Albatrellus che hanno interesse alimentare, Albatrelus ovinus e Albatrellus confluens, sono prevalentemente reperibili in ambiente prealpino ed alpino. Fanno la loro apparizione nelle zone più umide, buie e fresche del sottobosco, spesso nei siti di rinvenimento occupano interi pendii montani. In Trentino sono una presenza costante del panorama micologico locale e rivestono particolare interesse come funghi da destinare alla conservazione sott’olio, per tale motivo vengono ricercati con particolare attenzione. Gli Albatrellus tra i cosiddetti funghi boletoidi e cioè con imenoforo a pori e tubuli, si differenziano bene perché i tubuli sono talmente corti da far pensare quasi ad una loro assenza, in sostanza i pori potrebbero essere interpretati come delle cavità, delle piccole introflessioni a cratere del derma. I pori nel fungo giovane sono talmente minuti da non essere visibili ad occhio nudo.

Scheda AMINT tratta da Tutto Funghi

Foto e Descrizioni
Regione Lombardia, Agosto 2008, foto di Massimo Biraghi.

Albatrellus ovinus e M. di Parkinson

 

Albatrellus ovinus e M. di Parkinson

Albatrellus ovinus e Parkinson

Quest’umile fungo prediletto dalle pecore(ovinus) e buono come il pane ( per questo è anche detto fungo del pane) , è il protagonista di un brevetto farmaceutico ( molecola Scutigeral) che da quasi 10 anni attende di essere prodotto dalle case farmaceutiche contro il M. di Parkinson. La molecola appartiene ai trifenil fenoli ed agisce sui recettori vanilloidi (una classe di recettori che agiscono nel cervello insieme a quelli della L-Dopa) per produrre Dopamina (la cui scarsa produzione è il motivo del M. di P.), cosa a cui concorre anche la capsaicina del peperoncino (che però è più irritante). Presenterò l’articolo di Szallasi e coll dell’Università del Maryland che ha dato il via alla ricerca sul metabolita dell’Albatrellus attraverso la valutazione della stimolazione neuronale dei recettori vanilloidi della corda neurale dei ratti. Credo di fare cosa gradita allegando due pdf il primo è una bellissima Rewiew farmacologica su tali recettori sempre di Szallasi, il secondo è un libro scritto da una neurologa italiana la Dott.ssa Luciana Baroni che ha lavorato per 30 anni con i malati di Parkinson e parla del ruolo fondamentale nella cura del malato parkinsoniano dell’alimentazione vegetariana. L’ultimo è un pdf questa volta su una pianta : la Mucuna pruriens di cui si dice un gran bene contro il Parkinson.

1°Articolo ; 2°Articolo3°Articolo

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Neogrifolin derivatives possessing anti-oxidative activity from the mushroom Albatrellus ovinus

 

Albatrellus ovinus

The affinity to the brain dopamine D1 receptor in vitro of triprenyl phenols isolated from the fruit bodies of Albatrellus ovinus

· K Dekermendjian1, Corresponding author contact information,

· R Shan2, E-mail the corresponding author,

· M Nielsen1,

· M Stadler2,

· O Sterner2, Corresponding author contact information, E-mail the corresponding author,

· M.R. Witt1

· 1 Department of Biochemistry, Research Institute of Biological Psychiatry, St. Hans Hospital, 4000 Roskilde, Denmark

· 2 Division of Organic Chemistry 2, Lund University, POB 124, S-221 00 Lund, Sweden

· http://dx.doi.org/10.1016/S0223-5234(97)89088-5, How to Cite or Link Using DOI

· Permissions & Reprints


Summary

Six triprenyl phenols that inhibit the in vitro binding of 3H-SCH 23390 to the dopamine D1 receptor subfamily in rat striatal brain membranes were isolated from extracts of the edible mushroom Albatrellus ovinus. The compounds, of which scutigeral 1a, ilicicolin B 3, neogrifolin 5a and grifolin 6 are known while ovinal 2 and ovinol 4a are new, were isolated by chromatography and their structures were determined by spectroscopic techniques. The IC50 values of the most potent compound, scutigeral 2a, is 2.6 M and it was shown that it decreases the binding affinity of 3H-SCH 23390 in a competitive manner. Compounds 15 showed no inhibition on the binding of 3H-spiperone to the dopamine D2 receptor subfamily, indicating that these compounds interact selectively with the dopamine D1 receptor subfamily.

Br J Pharmacol. 1999 March; 126(6): 1351–1358.

doi: 10.1038/sj.bjp.0702440

British Journal of Pharmacology 1999-03-01

A non-pungent triprenyl phenol of fungal origin, scutigeral, stimulates rat dorsal root ganglion neurons via interaction at vanilloid receptors.

A A Szallasi, T T Bíró, T T Szabó, S S Modarres, M M Petersen, A A Klusch, P M PM Blumberg, J E JE Krause, O O Sterner

PMID 10217528

Abstract

1. A [3H]-resiniferatoxin (RTX) binding assay utilizing rat spinal cord membranes was employed to identify novel vanilloids in a collection of natural products of fungal origin. Of the five active compounds found (scutigeral, acetyl-scutigeral, ovinal, neogrifolin, and methyl-neogrifolin), scutigeral (Ki=19 microM), isolated from the edible mushroom Albatrellus ovinus, was selected for further characterization. 2. Scutigeral induced a dose-dependent 45Ca uptake by rat dorsal root ganglion neurons with an EC50 of 1.6 microM, which was fully inhibited by the competitive vanilloid receptor antagonist capsazepine (IC50=5.2 microM). 3. [3H]-RTX binding isotherms were shifted by scutigeral (10-80 microM) in a competitive manner. The Schild plot of the data had a slope of 0.8 and gave an apparent Kd estimate for scutigeral of 32 microM. 4. Although in the above assays scutigeral mimicked capsaicin, it was not pungent on the human tongue up to a dose of 100 nmol per tongue, nor did it provoke protective wiping movements in the rat (up to 100 microM) upon intraocular instillation. 5. In accord with being non-pungent, scutigeral (5 microM) did not elicit a measurable inward current in isolated rat dorsal root ganglion neurons under voltage-clamp conditions. It did, however, reduce the proportion of neurons (from 61 to 15%) that responded to a subsequent capsaicin (1 microM) challenge. In these neurons, scutigeral both delayed (from 27 to 72 s) and diminished (from 5.0 to 1.9 nA) the maximal current evoked by capsaicin. 6. In conclusion, scutigeral and its congeners form a new chemical class of vanilloids, the triprenyl phenols. Scutigeral promises to be a novel chemical lead for the development of orally active, non-pungent vanilloids.

Neogrifolin derivatives possessing anti-oxidative activity from the mushroom Albatrellus ovinus.

Nukata M, Hashimoto T, Yamamoto I, Iwasaki N, Tanaka M, Asakawa Y.

Source

Faculty of Food Culture, Kurashiki Sakuyo University, 710-0290, Kurashiki, Japan.

Abstract

Three neogrifolin derivatives, 3-hydroxyneogrifolin, 1-formylneogrifolin and 1-formyl-3-hydroxyneogrifolin along with grifolin and neogrifolin were isolated from the Japanese mushroom Albatrellus ovinus belonging to Scutigeraceae. Their structures were established by a combination of two-dimensional NMR spectroscopic analyses and by chemical synthesis. 3-Hydroxyneogrifolin and 1-formyl-3-hydroxy-neogrifolin showed more potent antioxidative activity properties than either alpha-tocopherol or BHA.

Phytochemistry-2002