L’ HERPES ZOSTER

PRIME APPLICAZIONI CLINICHE DELLA MICOMEDICINA: L’ HERPES ZOSTER

( AVVERTENZE:contenuto strettamente riservato alla classe medica, si declina ogni responsabilità derivante dall’uso improprio e da quanti non sono laureati in medicina e chirurgia, i prodotti menzionati devono essere somministrati sono stretto controllo medico perché possono avere effetti collaterali anche gravi e non possono essere sostitutivi di alcuna terapia medica riconosciuta.)

herpes zoster

 

La medicina delle Simbiosi o Micomedicina deve cercare di ristabilire la simbiosi quando questa, per i piu’ svariati motivi, è venuta meno; si può definire come malattia la stessa perturbazione della simbiosi che, oltre un certo limite, non consente piu’ lo scambio mutualistico tra le popolazioni simbiotiche del nostro organismo che sposta l’equilibrio verso forme parassitarie. A lungo andare il deficit metabolico consequenziale unito all’inibizione dell’azione regolatoria del sistema immunitario, determina la focalizzazione della patologia in acuto e su uno specifico organo o tessuto per il quale il parassita ha un elevato tropismo. Leggi tutto

La micologia

 

Micologia
La
micologia è una branca delle scienze naturali che si occupa dello studio dei funghi. Il termine deriva dalle parole greche per fungo (múkes, μύκης) e studio (lógos, λόγος) Il campo di studio della micologia è l’intero regno dei funghi: dai macromiceti, che possono raggiungere ragguardevoli dimensioni, ai micromiceti, molto più numerosi dei primi ed infinitamente più piccoli. Si tratta di una scienza in continua evoluzione, data la particolare collocazione dei funghi come esseri viventi (sono organismi con caratteristiche sia degli animaliche dei vegetali).

Storia
Il regno dei funghi è sempre stato oggetto d’interesse da parte degli uomini, che spesso li associavano ad eventi magici o soprannaturali, non riuscendo a comprendere la loro natura. Fu solo dal XVI e XVII secolo che si cominciò ad analizzare in modo scientifico la floramicologica, ed è in questo periodo che si colloca la nascita della micologia come scienza.Fra i primi a suddividere sistematicamente le specie fungine fu Charles de l’Écluse, conosciuto con il nome latino di Carolus Clusius, che stabilì le divisioni fra lamellosi (eg. Agaricus), porosi(eg. Boletus) ed echinati, ovvero con l’imenio ad aculei.Nel 1729 Pier Antonio Micheli scopre che la riproduzione dei funghi avviene attraverso le spore. Quasi un secolo dopo, nel 1837, Joseph Henry Lévillé descrive per primo i basidi.Pietre miliari della micologia sono le tavole di Pierre Bulliard, pubblicate fra il 1791 ed il 1793, la Symposys Metodica Fungorum pubblicata nel 1805 da Christian Persoon. Si tratta di opere importanti, ma nessuna di queste tratta a fondo la questione della classificazione sistematica deifunghi.Bisognerà aspettare le pubblicazioni di Elias Magnus Fries, considerato il padre della micologia moderna. Egli nel 1821 pubblica il Sistema Mycologicum, nel 1828 l’ Elenchus Fungorum e nel 1874 l’ Imenomycetes Europei, descrivendo in questi volumi circa tremila specie diverse di funghi. L’opera del Fries sarà portata avanti ed ampliata dal francese Lucien Quélet.Più recentemente, sono notevoli le pubblicazioni Sylloge Fungorum Omnium Hucusque Cognitorum di Pier Andrea Saccardo e l’imponente Iconographia Mycologica in ventiquattro volumi, opera di Monsignor Giacomo Bresadola.



 

Il selenio aiuta a prevenire il cancro

Il selenio aiuta a prevenire il cancro, ma dipende dalla composizione

Scritto da Redazione il 17.03.2011

Il selenio può aiutare a combattere il cancro. Anzi, no. Da un po’ di tempo questa materia è fonte di interesse a colpi di ricerche contrastanti da parte degli scienziati. Ma le polemiche se questa sostanza, assunta attraverso integratori alimentari che promettono miracoli ma anche attraverso le famose patate al selenio, con le noci e così via, possa combattere il cancro negli esseri umani oppure no potrebbero ora essere arrivate ad una svolta. Una ricerca infatti sembra suggerire che non tutto il “selenio” è uguale.

I ricercatori hanno scoperto che un tipo di integratore di selenio può produrre una sostanza che aiuta a prevenire il cancro in maniera più efficiente di un’altra forma di selenio. Il loro studio apparirà sulla rivista Biochemistry.

Hugh Harris e colleghi hanno preso ad esempio due ricerche sull’efficacia del selenio nella prevenzione del cancro svolte tempo fa. La prima era uno studio sugli esseri umani chiamato Nutritional Prevention of Cancer, che ha dimostrato che il selenio riduce il rischio di cancro.

Ma un successivo studio chiamato Selenium and Vitamin E Cancer Prevention Trial non ha mostrato alcun beneficio. Una delle principali differenze tra gli studi è stata la forma di selenio utilizzata. Per sapere se i diversi tipi di selenio hanno differenti proprietà chemiopreventive, i ricercatori hanno studiato come le due forme sono state trasformate nelle cellule cancerose nei tumori al polmone.

I ricercatori hanno scoperto che uno dei die tipi di selenio (MeSeCys) ha ucciso più cellule di cancro al polmone rispetto all’altro tipo (SeMet). Inoltre, le cellule tumorali del polmone trattate con il selenio MeSeCys lo hanno utilizzato in modo diverso rispetto alle cellule trattate con il SeMet. Queste scoperte potrebbero spiegare perché gli studi sui benefici per la salute da parte del selenio a volte hanno risultati contrastanti.

Elettricità dalle fogne grazie a nanotecnologie e batteri

Elettricità dalle fogne grazie a nanotecnologie e batteri

Scritto da Redazione il 22.07.2010

 

Colonia di batteri – i batteri possono produrre elettroni e ripulire le acque fognarie

USA – Gli ingegneri della Oregon State University hanno compiuto significativi progressi nella produzione di energia elettrica dai liquami fognari, usando un nuovo rivestimento per gli anodi di una cella elettrolitica (una pila, ndr.) che usa l’attività batterica per produrre energia elettrica. I risultati mostrano un miglioramento di 20 volte rispetto alle tecniche precedenti, ottenuto grazie a tecniche di nanotecnologia.

La ricerca, pubblicata sulla rivista in lingua inglese Biosensors and Bioelectronics, permetterà di ripulire le acque di scarico e allo stesso tempo di produrre energia elettrica – una promettente innovazione nel trattamento delle acque e nel campo delle energia alternative.

Gli ingegneri hanno scoperto che ricoprendo gli anodi di grafite con uno strato di nanoparticelle di oro, la produzione di elettricità di moltiplica per 20. La copertura con il palladio, un altro metallo, produce un aumento ma non così accentuato. La sfida, adesso, è quella di ottenere un buon risultato con un sottile strato di ferro – che ridurrebbe di molto i costi degli anodi e con l’uso di particolari famiglie di batteri.

“Questo è un importate passo verso il nostro obbiettivo,” ha detto Frank Chaplen, professore associato in Ingegneria biologica ed ecologica. “Dobbiamo ancora ottenere dei miglioramenti nella progettazione della camera catodica e comprendere meglio l’interazione con differenti specie di batteri. Ma il nuovo approccio sta evidentemente producendo più elettricità”.

La tecnologia funziona più o meno come una batteria che alimenta un circuito di corrente continua, con un polo positivo, un polo negativo ed una differenza di potenziale, che produce una corrente elettrica, cioè un movimento di elettroni dal polo negativo verso il polo positivo. In questa tecnologia i batteri presenti nelle acque fognarie sono messi nella parte corrispondente all’anodo della batteria, dove formano un sottile film, riproducendosi e consumando nutrienti – un processo che comporta il rilascio di elettroni. In questo caso le acque nere fungono da vero e proprio combustibile per la produzione elettrica.

Tumore alla prostata

Tumore alla prostata, nel succo di melograno sostanze che inibiscono le metastasi

Scritto da Redazione il 14.12.2010

 

Manuela Martins-Green è professore di biologiacellulare presso l’Università di Califronia Riverside

RIVERSIDE, California – I ricercatori della Università di California, Riverside hanno identificato alcuni componenti del succo di melograno che inibiscono il movimento delle cellule tumorali e indeboliscono la ricezione di un segnale chimico che favorisce la metastasi del cancro alla prostata nelle ossa (e nel midollo). La ricerca potrebbe portare a nuove terapie per prevenire le metastasi del cancro.

Eseguita nel laboratorio di Manuela Martins-Green, professore di biologia cellulare, la ricerca è stata presentata il 12 Dicembre 2010 in occasione della 50sima riunione annuale della American Society for Cell Biology che si svolge a Philadelphia.

Il cancro della prostata è la seconda causa di decessi per cancro negli uomini negli Stati Uniti. Ad oggi, non esiste una cura per essa. Se il cancro alla prostata si ripresenta dopo trattamenti di chirurgia e/o radioterapia, di solito il trattamento successivo è la soppressione del testosterone, ormone maschile, che inibisce la crescita delle cellule tumorali, in quanto hanno bisogno di questo ormone per crescere. Ma col tempo, il cancro sviluppa modalità per resistere alle terapie di soppressione ormonale, diventa molto aggressivo, e le metastasi arrivano fino al midollo osseo, ai polmoni e ai linfonodi, di solito con conseguente morte del paziente.

Il laboratorio della Martins-Green ha applicato succo di melograno in laboratorio a cellule cancerose della prostata in vitro, che erano diventate resistenti al testosterone (più resistente diventa una cellula cancerosa nei confronti del testosterone, più probabile diventa la formazione di metastasi).

I ricercatori – Martins-Green, lo studente laureato Lei Wang e gli studenti Andre Alcon e Jeffrey Ho – hanno scoperto che le cellule tumorali trattate con succo di melograno che non erano morte dopo il trattamento hanno mostrato un aumento di adesione cellulare (il che significa un minor numero di cellule  che si allontanavano) e una diminuzione della migrazione cellulare.

Successivamente, i ricercatori hanno identificato i seguenti gruppi di ingredienti attivi nel succo di melograno, che hanno avuto un impatto molecolare sull’adesione cellulare e sulla migrazione delle cellule metastatiche del cancro della prostata: fenilpropanoidi, acidi idrobenzoici, flavoni e acidi grassi coniugati.

“Dopo averli identificati, ora possiamo modificare i componenti che inibiscono le metastasi nel succo di melograno per migliorare le loro funzioni e renderli più efficaci nel prevenire le metastasi del cancro alla prostata, portando a terapie farmacologiche più efficaci”, ha detto Martins-Green. “Poiché i geni e le proteine coinvolte nel movimento delle cellule di cancro alla prostata sono essenzialmente gli stessi di quelli coinvolti nel movimento di altri tipi di cellule tumorali, gli stessi componenti modificati del succo potrebbero avere un impatto molto più ampio nel trattamento contro il cancro”.

Martins-Green ha spiegato che una proteina importante prodotta nel midollo osseo induce le cellule tumorali a spostarsi fino alle ossa, dove possono poi formare nuovi tumori.

“Abbiamo dimostrato che il succo di melograno inibisce notevolmente la funzione di questa proteina, e quindi questo succo ha il potenziale per prevenire metastasi delle cellule tumorali della prostata fino alle ossa”, ha aggiunto.

Ora il suo laboratorio ha in programma di fare ulteriori test in un modello in vivo per le metastasi del cancro della prostata, per determinare se gli stessi componenti che lavorano in cellule in coltura possono prevenire le metastasi senza effetti collaterali.