Il Biocarburante dalle alghe

Il mais con la soia sono stati considerati per lungo tempo le opzioni migliori per sfuggire dalla morsa del rapido esaurimento del petrolio e il suo incessante innalzamento di prezzo. Tuttavia come abbiamo potuto considerare recentemente nei nostri ultimi approfondimenti riguardo i biocarburanti e il biodiesel, non è tutto oro quel che luccica ma va comunque affrontato con spirito critico con le doverose precisazioni necessarie. Ma dal 1°aprile dobbiamo considerare ufficialmente una nuova fonte di energia rinnovabile e in grado di produrre 30 volte più energia per ettaro del mais, della soia ed in modo sostenibile, tutto questo grazie alle alghe.Le alghe utilizzate come biocarburante infatti sono in grado di produrre 30 volte più energia per ettaro di qualsiasi altra fonte bioenergetica. In questo momento diverse start up stanno riempiendo i propri serbatoi con il nuovo biocarburante. Solazyme si è distinta così di recente per aver svelato la nuova Mercedes C320 al Sundance Film Festival segnando la prima vera prova (test drive) su strada del mondo utilizzando biocarburante proveniente dalle alghe.Il presidente della Solazyme CTO Harryson Dillon ha spiegato in un suo comunicato stampa che “l’obiettivo era trovare una soluzione a breve termine, economicamente possibile ed efficacemente sostenibile. La nostra tecnologia così combina tutti questi componenti chiave: bassa impronta ecologica, sostenibilità ambientale, certificazione di compatibilità con gli attuali veicoli e infrastrutture distributive.” Così Solazyme in partner con Chevron Corporation sta pianificando di qui a 3 anni la produzione e la distribuzione del biocarburante proveniente dalle alghe.Le alghe per produrre biocarburante della Solazyme crescono senza luce del sole all’interno di vasche di fermentazione alimentate da zuccheri. Le alghe per produrre biocarburanti possono essere in generale coltivate in stagni all’aria aperta o al chiuso in serre riscaldate. Così la produzione delle alghe non ostacola in nessun modo la produzione di cibo per animali e uomini facendo risultare impatto sull’ecosistema e nella catena alimentare notevolmente ridotto.le differenze nella produzione del biocarburante dalle alghe è bene evidente, all’aperto in stagni o piscine la temperatura e gli agenti climatici fanno da padrone mentre al chiuso le variabili ambientali sono sensibilmente ridotte, facendo magari porre maggiore attenzione per quel che riguarda le attrezzature e lo spazio dedicato. Uno degli ostacoli finora risulta sicuramente quello legato alla disponibilità commerciale e la gestione della produzione con un possibile prezzo che determina il mercato.Mentre diverse aziende come Greenfuels e Solix Biofuel stanno lavorando soprattutto nel campo della ricerca per la coltivazione di alghe per produrre biocarburanti, la LiveFuels Alliance sta direttamente cercando di impiantare un network nazionale negli USA, con l’obiettivo di sostituire milioni di galloni di combustibili fossili con biocarburante proveniente dalle alghe. La ricerca della LiveFuels Alliance conta collaborazioni e sponsor di primo ordine dal Sandia National Laboratories, al dipartimento statunitense per l’energia.liveFuels Alliance mira a perfezionare i processi di produzione delle alghe per aumentare la produzione ed entrare nella commercializzazione con un prezzo competitivo. La sfida più grande per la ricerca cercherà di rendere il processo di decomposizione della biomassa delle alghe in un tempo tale che il processo di produzione del biocarburante risulti economicamente competitivo e sostenibile quindi per meno di $ 60 al barile.Il potenziale è altissimo nonostante il processo di produzione del biocarburante dalle alghe è praticamente lo stesso di altre tecnologie. Senza contare che le alghe possono crescere in acque reflue o salmastre. Teoricamente si stima una resa possibile tra i 1000 e i 20000 litri di biocarburante per ettaro in funzione naturalmente della specie di alga coltivata. Calcolando che il potenziale di produzione negli USA si possa aggirare intorno ai 8 – 16 milioni ettari, questi potrebbero produrre abbastanza alghe per sostituire il petrolio e lasciare all’agricoltura 180 milioni di ettari di terreni agricoli per uso alimentare. Passare a questa realtà è la meta di LiveFuels Alliance.I tecnici parlano chiaro, “Le alghe hanno un grande potenziale per la produzione di biocarburanti” spiega Kathe Andrews-Cramer del Sandia National Laboratories, “Siamo sicuramente in grado di sostituire tutti i nostri carburanti, diesel e biocarburanti con oli derivati da alghe ed eventualmente sostituire molto di più”. La possibilità stanche nel fatto che le alghe possono essere utilizzate per ripulire le acque reflue da composti azotati e anidride carbonica proveniente da impianti.

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FUNGHI E PLASTICA

Materiali sintetici come la plastica richiedono enormi quantità di energia per la loro produzione, ma anche per essere distrutti. Biologicamente incompatibili con l’ambiente naturale, con la loro presenza stanno lentamente avvelenando l’intero ciclo vitale di questo pianeta, e quindi anche la nostra vita di esseri umani. Per produrre un metro cubo di stirofoam serve l’energia equivalente ad un litro e mezzo di petrolio. Un prezzo altissimo, economicamente e dal punto di vista ambientale.
La soluzione a questo problema potrebbe venire da un elemento assolutamente naturale, che tutti noi conosciamo bene, e che compare in quasi tutte le case come protagonista della nostra tavola: i funghi.
Per quanto possa sembrare fantascientifico, la cosa non è pura utopia: già oggi esistono in commercio prodotti per gli imballaggi, come sostituti dello stirofoam e ora anche per l’isolamento termico negli edifici, a base di un fungo filamentoso. I vantaggi sono molti: meno energia per alimentare il processo produttivo e la possibilità di recuperare il prodotto alla fine della sua vita utile.
Con i funghi, quindi, sarebbe possibile creare una classe di materiali completamente nuova, in grado di assicurare le stesse caratteristiche – flessibilità, robustezza, igiene, per esempio – ma che non offrono problema alcuno per la loro produzione e distruzione.
Tutto si basa sul mycelium, una meraviglia che la natura ci offre in abbondanza. Si produce da solo senza bisogno di intervento umano, se non per dargli da mangiare. Cresce praticamente in ogni angolo del pianeta, permettendo di dare il via ad una vera catena industriale a Kilometro Zero, con indubbi vantaggi dal punto di vista dei trasporti. Trasforma biomasse legnose in una sostanza polimerica, che può essere modellata praticamente in qualunue forma. Anche come colla, per esempio, il che permette di produrre materiali dalle varie proprietà: isolanti termici o acustici, resistenti al fuoco, al vapore o all’umidità, agli impatti. Tutto questo senza usare una singola goccia di petrolio. Prodotti che possono essere riciclati al 100 per cento, magari come compost per il giardino.

funghi

 

Cordyceps sinesis – un fungo straordinario

Un fungo straordinario:


Il Cordyceps sinensis

Di Richard Alan Miller

Email: rick@nwbotanicals.org

Sito web: www.nwbotanicals.org

Un vero e proprio super alimento

Sin dagli albori delle prassi di guarigione degli sciamani, risalenti a oltre 50.000 anni fa, l’umanità è alla ricerca di ingredienti  guaritivi allo scopo di preparare la panacea definitiva – una cura universale. Fra gli ingredienti più ricercati vi era il Cordyceps, una sostanza venerata ad un punto tale che nell’antica Cina il suo uso era riservato esclusivamente alla famiglia reale. Le analisi chimiche hanno dimostrato che le sue presunte straordinarie proprietà sono molto più che frutto di superstizione o semplice folclore.

Il Cordyceps sinensis è una nuova generazione di fungo attualmente utilizzato dall’industria farmaceutica, nonchè come integratore dietetico dai consumatori maggiormente informati che sono alla ricerca di alternative ai trattamenti più convenzionali per cancro, AIDS e una vasta gamma di altri problemi di salute e connessi al sistema immunitario.

La FDA (Food and Drug Administration, ente statunitense preposto al controllo alimentare e farmacologico, ndt) considera il Cordyceps un “alimento”, peraltro classificato come “generalmente riconosciuto come sicuro” (GRAS). Ricercatori in numero sempre crescente ora lo considerano un “super-alimento” includibile in quasi ogni regime dietetico. Per quale motivo, dunque, tali funghi ‘riscoperti’ vengono ora considerati alla stregua di super-alimenti?

Questi funghi medicinali sono estremamente ricchi tanto di beta-glucani, riconosciuti di ausilio nelle terapie contro il cancro, quanto di polisaccaridi; questi ultimi sono lunghe catene di zuccheri con all’interno numerose sezioni di ossigeno e, quando scomposti  dall’organismo, le molecole di ossigeno vengono rilasciate e assorbite a livello cellulare. Sappiamo che il cancro in tutte le sue forme non è in grado di sussistere in un ambiente ricco di ossigeno e che, privo di adeguati livelli di ossigeno, l’organismo si ritrova a precipitare in stati degenerativi che favoriscono cancro, cardiopatie, disordini immunitari e diabete, e che inoltre consentono a numerose malattie virali quali epatite C, morbo di Lyme ed altre di attecchire.

La chiave è come somministrare ossigeno all’organismo alivello cellulare. Questa schiera di funghimedicinali comprende rinomati prodotti quali Reishi, Maitake e Agaricus, ricchi di beta-glucani nonché note fonti di ossigeno. La lista continua a crescere, con studi clinici che attualmente includono oltre settanta specie di funghi, il più interessante dei quali è il Cordyceps sinensis che cresce in Tibet a circa 16.000 piedi (4.877 metri) di altitudine.

Il Cordyceps sinensis incrementa di quasi il ventotto per cento i livelli di ATP (adenosina trifosfato) nell’organismo. L’ATP costituisce la fonte di energia del corpo – la batteria dell’organismo, per così dire – ed è necessaria per tutti i processi enzimatici. Si ritiene inoltre che l’ATP sia il ‘luogo’ in cui si verificano i processi di fusione fredda (“gas di Brown”) a livello molecolare. Sebbene il concetto di fusione fredda a livello molecolare non sia l’argomento del presente articolo, è mia opinione che essa sia la radice degli scambi di energia biologica, il che verrà trattato in scritti di prossima realizzazione. Il solo impatto sullo stato energetico renderebbe questo fungo un vero super-alimento, nondimeno vi è altro da tenere in considerazione.

Quello che rende il Cordyceps importante nel trattamento del cancro è il fatto che contiene beta-glucani e polisaccaridi. Quando gli zuccheri si scompongono, le numerose molecole di ossigeno vengono rilasciate a livello cellulare, con il risultato che i materiali cancerosi presenti vengono immediatamente distrutti. La cordicepina, uno dei composti bersaglio (nucleosidi), inibisce il meccanismo di riparazione del DNA ed è probabilmente responsabile dei suoi effetti antivirali (HVI).

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